venerdì 1 gennaio 2016
L'uomo e l'agnellino
Un grido nella notte
In una notte buia e profonda un uomo stava per morire. Era la vigilia di Natale. L'uomo era diretto a casa. Per tutto l'anno aveva lavorato nei boschi, sulle montagne, lontano dal suo paese. Aveva lavorato disperatamente, senza sosta, ma anche così era riuscito a mettere da parte ben poco denaro. Aveva deciso ugualmente di tornare a casa.
Ma proprio mentre usciva dalla foresta, era scoppiato uno spaventoso temporale. la casa dell'uomo era ancora lontana chilometri e chilometri.
L'uomo era sotto una quercia quando un fulmine squarciò la pianta. Rami gli caddero addosso. Fuggì via. Perdeva sangue da un braccio e da una gamba. Fuggiva sotto la grandine, coprendosi appena la testa con le mani. Via, via, lontano dalla foresta da cui era sbucato il fulmine.
Dopo molto correre, stramazzò ai piedi di un gradone di roccia. La parete si propendeva minacciosa, verticale. Steso al suolo, fradicio di pioggia, battuto dalla grandine e dal freddo, perse ogni speranza.
Il gelo che lo attanagliava
lo perusase a lasciarsi morire. Si abbandonò quasi con sollievo alla morte. Lo prese il sonno: il conforto, pensò, dell'ultimo istante.
Ma improvviso, cristallino, risuonò un belato. Il belato
risvegliò l'uomo da quel sonno di morte. Era un grido nella notte. Un agnellino preso dalla furia della bufera? L'uomo si scosse. Lui voleva morire, ma l'agnellino? Di nuovo l'agnellino belò. All'uomo morente mancavano le forze e le voglia di vivere. Però l'agnellino aveva bisogno di lui. L'uomo sentì quel belato come un'invocazione. E ritrovò la forza di vincere la stanchezza e la paura. Avrebbe salvato la bestiola e sarebbe tornato a morire: questo pensiero gli dette vigore. Si mise in ascolto.
L'agnello riprese a belare. L'uomo fu diretto dal belato. Ogni tanto si fermava. La grandine gli feriva il volto, coprendo la vocina flebile. La riudì. Vicino. Dietro a dei cespugli. Girò in mezzo a degli sterpi. L'agnello non c'era. Però l'udì, come uscisse dal gradone di roccia. Tra la grandine vide un buco nella roccia. Il belato proveniva di là. Barcollò e si gettò dentro la grotta dove l'agnellino giaceva ferito in una pozza d'acqua. Lo sollevò. Lo portò più dentro al cunicolo, all'asciutto. Lo tenne stretto al petto per riscaldarlo e sentì che l'agnello scaldava lui, gli ridava vita. Stettero la notte avvinti dal caldo, in compagnia.
Il mattino un sole morbido entrò nella grotta e svegliò l'uomo e l'agnello. L'uomo accarezzò l'agnello. Sentì la piccola vita vibrare di fame. Anche lui aveva fame. E, soprattutto, aveva voglia di vivere.
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Cara Tina, mi pare che inizi bene l'anno nuovo, queste belle, che io chiamo favole mi piacciono veramente, mi danno un po di ansia per vedere come vanno a finire, ma la fine è sempre bella.
RispondiEliminaCiao e buon fine settimana cara amica.
Tomaso
ma che bella, bellissima!grazie per questa bella storia!
RispondiEliminabaciii